Previdenza, la trasparenza va ma non decolla

Sale il numero dei fondi pensione che comunicano dati. Restano, però, una minoranza. Anche fra i preesistenti. 

Azzurra Zaglio 18/10/2013 | 16:37
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La trasparenza non fa ancora parte degli asset dei fondi pensione. O, almeno, della maggior parte di loro. Tra i 270 comparti censiti da Morningstar, solo 47 inviano i dati di portafoglio richiesti per completare il database. Un’adesione (17%) ancora molto bassa, ma che sale, comunque, rispetto al mese precedente (15% a settembre).

Il miglioramento è dovuto alla decisione di Amundi Sgr di fornire le informazioni e i prospetti dei suoi sei fondi pensione aperti. In questo modo è diventata una delle società più trasparenti insieme ad Allianz Global Investors e Assicurazioni Generali Spa (rispettivamente con 12 e sette strumenti).

Il tema della trasparenza nei fondi pensioni sta guadagnando sempre maggiore attenzione fra gli operatori. Conoscere le strategie e i dati di portafoglio è utile per i singoli investitori, ma anche per i promotori e i consulenti finanziari. Tutti soggetti che hanno la necessità di aver ben chiare le caratteristiche e i costi delle linee di investimento degli strumenti previdenziali. “Ma il lavoratore deve anche sapere in quali paesi e settori il suo prodotto è più esposto”, spiega Christine Benz, responsabile Personal Finance di Morningstar. La diversificazione del rischio è un fattore chiave anche nella previdenza complementare”.

Linee più attive
Le schede di portafoglio più complete sono soprattutto quelle dei bilanciati (20 su 47), con i moderati in testa (11 su 20). Seguono gli obbligazionari con nove prodotti. Gli azionari, invece, hanno solo otto comparti trasparenti. Numeri che in parte si spiegano con l'anzianità di questi strumenti sul mercato: in origine infatti i fondi pensioni aperti erano in preponderanza prodotti bilanciati.

Il principio del look through (letteralmente guardare attraverso, un elemento di trasparenza della composizione del portafoglio titoli dell’investitore) dovrebbe valere per i fondi pensione anche quando investono in quote dei cosiddetti Oicvm (Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari). La parte di portafoglio costituita da quote di Oicvm, infatti, è considerata come direttamente investita negli strumenti finanziari detenuti dall’Organismo stesso.

Più chiarezza anche per i preesistenti
Gli addetti ai lavori, intanto, continuano a parlare di trasparenza, chiarezza, informazione a 360 gradi. Recentemente la Covip (la Commissione di vigilanza sui fondi pensione) si è mossa anche sul fronte delle forme di previdenza complementare chiamate “preesistenti” (quelle costituite da strumenti nati prima della riforma del settore del 1993).

Anche qui si avverte l’esigenza di aumentare il livello di trasparenza nel rapporto con gli iscritti. Molti di questi fondi si sono già dotati di un sito Internet per dare una migliore diffusione delle informazioni. Un elemento che la Covip ha richiesto a tutti i fondi di grande dimensione (che hanno almeno 1.000 aderenti attivi). Sono invece esclusi quelli in fase di liquidazione e quelli ormai rivolti esclusivamente a pensionati, a meno che non siano gli aderenti stessi a richiedere la documentazione. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Azzurra Zaglio

Azzurra Zaglio  è stata Redattrice di Morningstar in Italia.

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