La tattica del tapering

La decisione della Fed di continuare con il Qe nasce da considerazioni sia economiche che politiche. L'economia Usa, dicono gli operatori, prepara belle sorprese. Meglio continuare a seguire i dati macro piuttosto che gli umori della Banca centrale Usa. 

Marco Caprotti 26/09/2013 | 12:36
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“Tutti possono vedere la mia tattica, nessuno può conoscere la mia strategia”. Deve aver sfogliato L’arte della guerra di Sun Tzu, il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke prima di decidere di non dare il via al tapering, lasciando gli investitori a grattarsi la testa.

La volontà di ridurre il Quantitative easing (l’acquisto di bond e mutui ipotecari per 85 miliardi di dollari al mese) era stata anticipata ai mercati dal numero uno della Banca centrale Usa a giugno quando aveva detto che l’economia si stava riprendendo. In un contesto del genere, aveva aggiunto, l’uso di misure estreme poteva essere ridimensionato nel 2013 per cessare del tutto l’anno successivo. Considerando che i dati macro usciti da allora non sono stati male (seppur in maniera altalenante) e che a fine dicembre scade il mandato di Bernanke, gli operatori si aspettavano che il via al tapering sarebbe stato dato nel corso della riunione appena passata. “La Fed deve aver pensato che la congiuntura presenti ancora dei punti deboli”, spiega Robert Johnson, responsabile della ricerca economica di Morningstar. “La disoccupazione sta calando, ma a ritmi troppo lenti, mentre l’inflazione è sotto al limite minimo del 2% fissato dalla Banca centrale. Questo, unito alle previsioni di un rallentamento della crescita del Pil, deve aver convinto Bernanke a prendere tempo”.

Il rischio shutdown
Ma la decisione di aspettare è legata anche a considerazioni più strettamente tattiche. Il Congresso Usa ha iniziato una corsa contro il tempo per evitare il cosiddetto Government shutdown (la chiusura del governo). L’obiettivo è di approvare l’aumento del tetto del debito, dopo che il segretario al Tesoro, Jack Law, ha avvertito che, senza un intervento del Congresso, l’amministrazione esaurirà i finanziamenti a sua disposizione entro il 17 ottobre e dunque, non sarà più in grado di far fronte agli impegni di pagamento. Oltre al rischio default, senza un accordo sul tetto del debito, da martedì 1 ottobre con l’inizio del nuovo esercizio di bilancio, dovranno chiudere numerose agenzie federali. I democratici, che hanno la maggioranza al Senato, intendono votare subito dei provvedimenti per evitare lo shutdown, ma i repubblicani sono pronti a ingaggiare battaglia e chiedono il rinvio della riforma sanitaria. “In una situazione del genere far partire il tapering probabilmente non sarebbe stata una scelta prudente”.

La strategia di Ben
Ma visto che tutti questi elementi erano noti da tempo, perché Bernanke ha lasciato intendere che una revisione del Qe fosse vicina? “Uno degli effetti negativi di questa strategia è che chi investe nel reddito fisso utilizzi una leva troppo ampia per acquistare strumenti di credito”, spiega John Pandtle, co-gestore del Nordea North American All Cap Fund. “Secondo noi la Fed ha iniziato a parlare di tapering per fare in modo che il ricorso al debito da parte degli hedge fund e di altri operatori non compromettesse la ripresa economica. Resta da capire se la ripresa americana è veramente in corso e quando potrà fare a meno della stampella del Qe. “Noi crediamo che il Pil reale Usa crescerà del 2% nei prossimi due-tre trimestri”, dice Pandtle. “E’ uno scenario che riflette un miglioramento del mercato del lavoro che comunque è scarso e deve fare i conti anche con una debolezza dei salari. Tuttavia, la ripresa del mercato immobiliare a cui stiamo assistendo, insieme a un aumento della produzione auto ed energetica (quest’ultima grazie alla rivoluzione del gas di scisto) fanno pensare che la crescita economica possa riservare sorprese positive”.

Che però la congiuntura possa farcela da sola è un’altra questione. “Nonostante un miglioramento delle voci più importanti, l’economia Usa deve essere accompagnata”, spiega il gestore di Nordea. “Nemmeno la Fed crede che possa farcela con le sue gambe e per questo ha deciso di posticipare il tapering. La Banca centrale, inoltre, ha imparato le lezioni della Grande depressione e del Giappone e conosce bene i rischi legati a una interruzione anticipata delle iniezioni di liquidità. Un risultato di tutto questo è che i tassi di interesse resteranno vicino allo zero almeno fino al 2015”.

Le scelte operative
In una situazione del genere come conviene comportarsi dal punto di vista operativo? “Secondo noi gli investitori dovrebbero stare concentrati sui dati economici, seguendo le loro strategie di investimento e ignorando i messaggi che arrivano dalla Fed”, spiega uno studio firmato da Ken Tauber, responsabile degli investimenti Usa di Pioneer Investments. “I mercati reagiscono alle notizie congiunturali. A maggio ad esempio, i tassi dei Treasury hanno iniziato a crescere. Ed era prima che arrivassero i commenti della Banca sul tapering. Ma allora l’economia dava segni di stabilizzazione”. Secondo Tauber l’allontanarsi della riduzione delle iniezioni di liquidità e del rialzo dei tassi farà bene ai segmenti di investimento più rischiosi. “Potremmo vedere una caccia al rendimento fra le azioni che sono state più penalizzate dalla possibilità di un intervento della Fed”, scrive. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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