L’est Europa fa finta di svegliarsi

La regione manda segnali di recupero. Ma l’entusiasmo degli investitori, dicono gli analisti, è prematuro. I big dell’area hanno ancora molti problemi da risolvere.  

Marco Caprotti 29/08/2013 | 15:29
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L’Europa dell’est non è tutta uguale. Almeno a prima vista. Se è vero infatti che, in generale, la regione dipende molto dagli umori della zona euro (in crisi) e della Russia (in rallentamento) è altrettanto vero che ci sono alcuni stati come Polonia, Ungheria e Repubblica ceca che mandano segnali di miglioramento, riaccendendo le speranze degli investitori. Il risultato è che l’indice Msci EM Europe nell’ultimo mese (al 28 agosto e calcolato in euro) perde il 2,52% e porta l’andamento da inizio anno a -12,53%.

L’ottimismo del mercato, quindi, sembra essere prematuro. “I dati della Banca europea per lo sviluppo e la ricostruzione dell'area (un istituto nato per aiutare la transizione dal comunismo all’economia di mercato dell’ex blocco sovietico, Ndr) dicono che le maggiori economie della regione nel 2013 stanno ancora soffrendo”, spiega uno studio di Thomas White International (Twi). “La Russia, ad esempio, sta facendo i conti con un calo del prezzo delle commodity e minori investimenti pubblici che indeboliranno il paese a lungo”.

Attenzione a chi si sveglia
Anche la Polonia è in una situazione difficile. “Varsavia dipende molto dalla salute economica della zona euro”, continua lo studio. “Fino ad ora è riuscita a tirare avanti nonostante gli effetti della crisi del Vecchio continente grazie alle misure di stimolo fiscale messe in piedi dalla locale Banca centrale. Se la situazione dei vicini più sviluppati non migliorerà, anche la situazione polacca potrebbe deteriorarsi”.

L’Ungheria e la Repubblica ceca hanno problemi simili. La seconda, in particolare deve anche fare i conti con i danni causati dalle alluvioni. “I nuovi investimenti stranieri che stanno interessando soprattutto il comparto auto ungherese sono una boccata di ossigeno per un paese che è uscito da poco da una recessione prolungata”, dice il report. “Tuttavia, l’alto livello di debito pubblico e nei confronti dell’estero e l’aumento delle tasse sugli investimenti internazionali su alcuni settori, come le telecomunicazioni, restano fonte di preoccupazione."

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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