Asia, da turbo a diesel

Le Borse della regione (escluso il Giappone) hanno ceduto nell'ultimo mese quasi il 4% sulla scia dei deboli dati macro. Cina e India rallentano la corsa dell'area, ma le stime del Fmi fanno ben sperare per il futuro.  

Marco Caprotti 27/08/2013 | 16:01
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L’Asia non gira più come una volta. L’indice Msci AC Asia ex Japan nell’ultimo mese (fino al 26 agosto e calcolato in euro) ha perso il 3,98%, portando a -7,17% la performance da inizio anno. Risultati deludenti per la regione che si propone di fare da traino alla congiuntura globale.

I principali imputati per questo appannamento sono la Cina e l’India. Che le cose nel Paese del Drago non siano più come una volta è stato dimostrato anche dall’indice Pmi di Hsbc (Purchasing Manager Index, che segnala l’andamento delle aziende). Il paniere è sceso sotto la soglia psicologica di 50, che segna il crinale tra aspettative di crescita o di rallentamento. Contemporaneamente sono diminuite le esportazioni, mentre il tentativo di far crescere i consumi a scapito degli investimenti ancora annaspa di fronte all'incertezza del futuro per i consumatori. E se gli investimenti vengono abbattuti anche il consumo ne soffre, per cui il famoso bilanciamento tra consumi e investimenti diventa una chimera inafferrabile. La Banca popolare cinese, intanto, ha iniettato nel sistema bancario 17 miliardi di yuan (2,8 miliardi di euro). È la prima operazione di questo tipo da febbraio.

Non tutto è perduto
L’economia cinese crescerà del 7,8% nel 2013, nonostante un moderato rallentamento nella prima metà dell’anno, dal momento che la domanda interna “bilancerà la debolezza del contesto esterno”. Il Pil calerà solo leggermente al 7,7% l’anno prossimo, dopo il 7,8% del 2012 e il 9,3% del 2011. L’inflazione continua a scendere e dovrebbe rimanere “attorno al 3% circa, quest’anno e il prossimo”, mentre gli investimenti sono in aumento, contribuendo “all’eccesso di capacità in vari settori”. Il tasso di disoccupazione secondo le stime si attesterà al 4,1% nel 2013 e nel 2014, in linea con i valori degli ultimi tre anni.

Secondo l’Fmi, le politiche macroeconomiche “hanno contribuito a raggiungere gli obiettivi di crescita di quest’anno”. Il deficit fiscale si attesterà al 2,1% del Pil quest’anno e all’1,8% l’anno prossimo, dopo il -2,2% del 2012. L’Fmi fa inoltre notare che “i flussi di capitale si sono ripresi nei mesi recenti e che lo yuan si è apprezzato dell’1,5% contro il dollaro nell’anno concluso a giugno e del 6% circa in termini reali effettivi”. Il surplus delle partite correnti salirà al 2,5% quest’anno e al 2,7% nel 2014.

La frenata indiana
Il mercato dell’auto, invece, sottolinea che anche l’India (l’altro motore della regione) non gira come dovrebbe. Nell’anno fiscale terminato il 31 marzo si sono venduti nel paese solo 1,9 milioni di veicoli a quattro ruote, con una diminuzione del 7% rispetto all'anno precedente. Si tratta di un importante passo indietro e di una smentita per gli analisti che avevano previsto la continuità di tassi di crescita del 10%.

La riduzione ha molte cause che congiurano: la diminuzione della crescita del paese, l'aumento del prezzo della benzina, gli alti dazi all’importazione e soprattutto l’onerosità dei finanziamenti. Il 70% dei veicoli viene acquistato con prestiti dalle banche, il cui costo è aumentato insieme al tasso d’interesse (tenuto alto per timore dell’inflazione).

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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