Le nubi non offuscano gli Usa

Nonostante i dati macro contrastanti gli investitori continuano a mettere in portafoglio asset americani. Intanto cercano di indovinare cosa farà veramente Bernanke. 

Marco Caprotti 25/07/2013 | 10:57
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Gli investitori continuano a credere in una ripresa dell’America. L’indice Msci relativo agli Usa nell’ultimo mese (fino al 22 luglio e calcolato in euro) ha guadagnato il 6,2%, portando la performance da inizio anno a  +19,6%.

Per cercare di prevedere le evoluzioni, gli operatori stanno studiando i dati macroeconomici. Come quelli, considerati fondamentali, del segmento immobiliare. Gli ultimi dicono che le vendite di case esistenti in giugno sono calate dell’1,2% alla quota di 5,08 milioni di unità. Il risultato è peggiore delle attese degli analisti, che si aspettavano un incremento dell’1,9%, ma, secondo gli operatori, non intralcia più di tanto la ripresa del real estate che si è vista dall’inizio del 2013. “Secondo noi il rimbalzo del segmento è iniziato e porterà diversi benefici all’economia Usa”, spiega una nota firmata da Joseph Carson, economista e direttore della ricerca globale di AllianceBernstein. “Un recupero del comparto immobiliare è un elemento fondamentale per l’andamento della congiuntura. I miglioramenti nel mattone danno la spinta al settore delle costruzioni e all’occupazione che, a loro volta, creano ricchezza e fiducia. Tutto questo si trasferisce poi sui consumi in generale”.

Dati contrastanti
L’indice delle attività nazionali misurato dalla Fed di Chicago, intanto, è migliorato a -0,13 punti a giugno da -0,29 il mese precedente, dunque ancora lievemente in territorio negativo. Il superindice dell’economia americana è rimasto invariato a giugno. Il dato è peggiore delle attese degli analisti che stimavano per il mese un incremento dello 0,3%. L’economia americana è cresciuta nel primo trimestre dell’1,8%, in deciso calo rispetto alla seconda stima in base alla quale l’economia era cresciuta del 2,4%.

Gli operatori stanno anche osservando la fotografia dell’economia americana scattata dalla Casa Bianca nell’aggiornamento del budget di metà anno, da cui salta fuori che il deficit americano si contrarrà quest’anno più del previsto, scendendo ai minimi degli ultimi cinque anni e attestandosi a 759 miliardi di dollari, il 4,7% del Pil. Ci sarà anche un miglioramento del mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione che dovrebbe scendere al 7,5%. A pesare sulla crescita, che quest’anno sarà del 2,4% invece del 2,6% inizialmente stimato, sono i tagli alla spesa, ma anche la crisi in Europa. “L’economia è stata sotto pressione nella prima metà dell’anno e questo si è tradotto in un taglio delle stime di crescita. Con la diminuzione dei venti contrari, l’amministrazione prevede una crescita più rapida”, si legge nel rapporto. Il documento stima una riduzione ulteriore del deficit nei prossimi anni: entro il 2017 scenderà sotto il 3%, per poi raggiungere il 2% nel 2023.

Gli interventi di Bernanke
A far trattenere il fiato agli investitori ci ha pensato la Federal Reserve. “Durante le scorse settimane abbiamo visto due facce di Ben Bernanke. Prima, il presidente della Fed ha sorpreso i mercati, annunciando che era in arrivo un tapering di breve termine, ovvero un ridimensionamento del programma di allentamento quantitativo. Al contrario, intervenendo al National Bureau of Economic Research, Bernanke ha spiegato che la direzione generale della politica monetaria rimarrà fortemente accomodante (almeno fino a quando negli Stati Uniti la disoccupazione non scenderà sotto il 6,5% e l’inflazione non si attesterà attorno al 2%, Ndr)”, spiega una nota di Sara Yates, vice president  e global Fx strategist di Jp Morgan Private Bank. “Secondo noi, la ragione dietro queste due diverse facce di Bernanke è che il presidente sta cercando di separare chiaramente il concetto di tapering” da quello di tightening, cioè il ridimensionamento del Qe dall’irrigidimento della politica monetaria”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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