Mercati mondiali in stand by

L'indice Msci World nell'ultimo mese non si è mosso. Gli operatori preferiscono attendere i prossimi dati sugli Usa mentre fanno i conti con i problemi dell'Asia e la crisi dell'Europa. 

Marco Caprotti 06/06/2013 | 10:04
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I mercati mondiali sembrano trattenere il fiato. L’indice Msci World nell’ultimo mese (fino al 4 giugno e calcolato in euro) è rimasto praticamente invariato e ha lasciato a +12,5% la performance da inizio anno. L’atmosfera di attesa è giustificata dai fattori di indecisione che stanno attraversando soprattutto le economie maggiori e che potrebbero dipanarsi nelle prossime settimane.

L’elemento di incertezza maggiore riguarda gli Stati Uniti. “La testimonianza del presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, le minute dell’ultima riunione della Banca centrale e le dichiarazioni di alcuni membri dell’istituto lasciano presagire che ci sarà un freno o addirittura un blocco totale dei programmi di aiuto all’economia Usa”, spiega Jeremy Glaser, analista di Morningstar. “L’unica incognita sembra essere la tempistica. Qualcuno parla di una decisione che sarà presa nella prossima riunione del Fomc (il braccio operativo della Fed, Ndr) il 18 e il 19 giugno. Altri sono convinti che si aspetterà fino a quando la ripresa economica avrà dato una buona spinta. L’elemento positivo, dal punto di vista dell’operatività è che i mercati, a parte qualche scivolone non sembrano essersi fatti prendere dal panico”.

Dubbi a Oriente
L’altro argomento caldo delle scorse settimane è stato l’Oriente. I dati incoraggianti sulla crescita del Pil arrivati a metà maggio dal Giappone hanno alimentato le speranze che la politica economica aggressiva introdotta dal primo ministro Shinzo Abe (la cosiddetta Abenomics) per ridare slancio all’economia attraverso manovre monetarie e fiscali stesse funzionando a pieno regime. “Verso la fine del mese scorso, tuttavia, il mercato giapponese ha iniziato a registrare delle forti vendite”, continua Glaser. “Gli operatori di fatto hanno iniziato a farsi domande sugli impatti nel lungo termine della strategia di Abe. Nonostante la volatilità, comunque, la piazza di Tokyo rispetto all’anno scorso ha guadagnato il 60%”.

Cattive notizie, invece, per quanto riguarda la Cina. Il fondo monetario internazionale (Fmi) ha tagliato le sue previsioni sulla crescita della prima economia emergente. L’Fmi prevede ora che il Pil cinese crescerà sia nel 2013 che nel 2014 del 7,75%. In precedenza il Fondo aveva previsto per quest’anno una crescita dell’8% e dell’8,2% per il prossimo.

Niente feste per l’Europa
Migliora, intanto, la situazione in Europa. Gli ultimi dati dicono che il Pmi (indicatore elaborato sulle indicazione dei responsabili degli acquisti delle aziende) composite area euro è salito a 47,7 da 46,9 punti di aprile, con un recupero più consistente della componente manifatturiera rispetto a quella dei servizi, in salita di mezzo punto a 47,5. A livello di singoli paesi, il Pmi tedesco è salito sia nella componente manifatturiera (49 da 48,4) che servizi (49,8 da 49,6), mentre quello francese è aumentato solo nel manifatturiero (45,5 da 44,4), con l’indicatore dei servizi stabile a 44,3. Positivo anche l’indice Ifo tedesco di maggio, in progresso di oltre un punto a quota 105,7 contro attese di stabilità a 104,4.

Nonostante tutto, però, c’è poco da festeggiare. Secondo l’ultimo outlook dell’Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica (Ocse), intanto, la recessione che caratterizzerà quest’anno l’Eurozona sarà molto più profonda di quanto previsto e, di riflesso, la situazione nel mercato del lavoro sarà ancora più critica. La crescita del Pil, che lo scorso anno è stata negativa per lo 0,5% (rivisto da -0,4%), quest’anno dovrebbe scendere dello 0,6% (contro -0,1% indicato in precedenza). Il peggioramento si rifletterà anche nel trend atteso per il 2014, quando il Pil è previsto crescere solo dell’1,1% e non più dell’1,3% come stimato in novembre. Il tasso di disoccupazione, attestatosi sull’11,2% nel 2012 (dato rivisto dall'iniziale 11,1%), dovrebbe salire quest’anno al 12,1% (11,9% nelle stime di novembre) e poi al 12,3% (corretto da 12%) nel 2014.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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