Migliorare la “stewardship” delle società di gestione

Cultura aziendale, trasparenza, incentivi, costi e integrità possono fare la differenza circa la qualità complessiva dei fondi di investimento.   

Dario Portioli, CFA 02/04/2013 | 17:11
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La ricerca di Morningstar pone grande attenzione sulla valutazione delle società di gestione del risparmio (Sgr). Peraltro, l’esame delle Sgr rappresenta una componente importante per l’assegnazione del Morningstar Analyst Rating, la cui metodologia è centrata su cinque pilastri: “Persone, Performance, Prezzo, Processo e, appunto, Società”. Concentrandoci su quest’ultimo, vediamo quali sono le condizioni che gli analisti vorrebbero ritrovare per assegnare un giudizio positivo.

Ai fini della valutazione di una Sgr, riteniamo opportuno esaminare il management, il profilo e l’esperienza del personale, il turnover, ma anche la politica di sviluppo dei prodotti (fondi trendy o merito degli investimenti?), il processo di ricerca e l’organizzazione interna. A questi si aggiungono l’esame della storia della società dal punto di vista regolamentare (sono state comminate sanzioni dai regolatori?), l’analisi dei costi medi dei fondi distribuiti, lo studio della trasparenza e della comunicazione. Proprio su quest’ultimi due aspetti vale la pena fare un approfondimento in questa sede.

Trasparenza
Nell’ambito di un rapporto fiduciario come quello che si instaura tra sottoscrittore e gestore, non dovrebbe mai mancare un elevato grado di trasparenza. Ci sono numerosi modi in cui una società di gestione può alzare il livello di trasparenza; un punto di partenza importante, a nostro avviso, è quello dei titoli in cui investe un fondo. Condividere con i sottoscrittori le scelte di gestione, pubblicando la lista completa dei titoli in portafoglio, consente di comprendere meglio la rischiosità di un fondo, ma anche come questo possa interagire rispetto ad altri strumenti già utilizzati. Per offrire dei veri benefici, è opportuno talvolta andare oltre i semplici obblighi regolamentari o la pubblicazione dei primi 10 titoli in portafoglio. Ad esempio, in Italia, l’obbligo di pubblicazione dei titoli nel rendiconto è solo per i primi 50 (o comunque titoli con peso maggiore allo 0,5% del totale attivo), troppo poco per poter avere un grado di trasparenza in linea con le migliori pratiche a livello internazionale. Dunque, sono da apprezzare le società che già vanno oltre questo requisito.

Gestori
Un’altra area in cui una società può aumentare il grado di trasparenza è comunicando i nomi dei gestori dei fondi. I sottoscrittori hanno il diritto di sapere chi è responsabile del proprio fondo e, conseguentemente, come comportarsi in occasione di un cambio del team. Allo stesso tempo, è utile sapere come i gestori vengono remunerati. Se sono previsti degli incentivi, l’ideale sarebbe quello di collegarli alle performance stesse del fondo a medio-lungo termine. Così, un gestore potrebbe ricevere un bonus quando ha generato extra rendimenti (rispetto a un benchmark appropriato) su periodi di interesse per gli stessi sottoscrittori. Analogamente, sarebbe preferibile conoscere come i gestori investono i propri risparmi e, in particolare, se fanno uso degli stessi fondi di cui sono responsabili. In questo caso, l’allineamento di interessi con i sottoscrittori sarebbe ancora più forte. Questo livello di trasparenza, peraltro, è un requisito regolamentare in alcuni paesi, come gli Stati Uniti, dove il principio “eating your own cookie” (mangiare i biscotti che hai preparato) è evidentemente più sentito.

Comunicazione
Anche la qualità della comunicazione contribuisce a definire il livello di una società di gestione. I report sui fondi che descrivono solo vagamente lo scenario macroeconomico non aiutano gli investitori a comprendere la natura del prodotto in cui investono. Le considerazioni che si focalizzano solo sulla performance dell’ultimo trimestre rispetto al benchmark non sono sufficienti. Una comunicazione di qualità, invece, spiega bene la strategia seguita, perché sono state fatte alcune scelte e che risultati hanno prodotto. Spiegando in modo accurato le caratteristiche di un fondo, alcuni investitori potrebbero essere scoraggiati. Ma non farlo, potrebbe significare avere dei sottoscrittori delusi dalle scelte fatte, risultato ancora peggiore.

Salesmanship o stewardship?
Per concludere, una società di gestione può fare la differenza ai fini dell’esperienza complessiva vissuta dai sottoscrittori di fondi. Tradizionalmente, Morningstar tende a distinguere due gruppi di società agli estremi opposti, quelle guidate da una filosofia di “salesmanship”, ovvero più attente all’incremento dell’attivo in gestione, che talvolta antepongono i propri interessi a quelli dei sottoscrittori, e quelle guidate dal principio di buona “stewardship”, che mettono al centro gli interessi dei sottoscrittori e che intendono espletare nel migliore dei modi il rapporto fiduciario instauratosi con questi. Le prime tendono avere successo nel breve termine, ma le seconde emergono in modo progressivo, su orizzonti più lunghi, ovvero quelli di maggior interesse per gli stessi sottoscrittori.

Per leggere le nostre valutazioni sulle società e, più in generale, sui fondi, consulta le fund analysis.                                                          

 

 

 

 

                                        

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Dario Portioli, CFA

Dario Portioli, CFA  è Senior Fund Analyst di Morningstar in Italia.

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