Il quadro italiano fa scappare gli investitori

L'indice Msci del Belpaese continua a scendere. Colpa della situazione macro, degli scandali finanziari e, ora, dello stallo politico. 

Marco Caprotti 26/02/2013 | 10:44
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Dati macro preoccupanti e scandali finanziari (il tutto condito con le incertezze legate alle elezioni) pesano sull’andamento della Borsa italiana. L’indice Msci del Belpaese nell’ultimo mese (fino al 22 febbraio e calcolato in euro) ha perso il 9,5%, portando a -2% la performance dai primi di gennaio. I risultati delle urne hanno complicato ancora di più la situazione. Lo stallo politico che si è creato e l’affermazione di forze potenzialmente contrarie alle misure di austerity varate nell’ultimo anno hanno mandato al tappeto Piazza Affari. A rimetterci sono state soprattutto le banche, anche a causa dello spread fra Btp e Bund balzato a 335 punti base.

Il quadro macro
Chiunque governerà dovrà fare i conti con una situazione congiunturale pessima. Secondo l’Istat, nel 2012, il Pil italiano è sceso del 2,2%. La diminuzione è stata dello 0,9% nel quarto trimestre rispetto al trimestre precedente: si tratta del sesto calo di periodo consecutivo. Una situazione così non si verificava dal 1992-1993. La produzione industriale nella media del 2012 ha segnato una discesa del 6,2%, in base all’indice grezzo misurato dall’Istat. In termini di volumi, cioè di quantità di beni prodotti, si tratta del livello più basso almeno dal 1990. Guardando al solo mese di dicembre, la produzione è salita dello 0,4% su base mensile, mentre sull'anno è scesa del 9,3%. Nel 2012, il saldo commerciale, sostenuto dall’ampio avanzo dei prodotti non energetici (+74 miliardi), ha raggiunto +11 miliardi. Questo surplus, il più ampio conseguito dal 1999, è stato realizzato in un contesto annuo di crescita del 3,7% dell’export e di flessione del 5,7% degli acquisti. Secondo alcune indiscrezioni raccolte da Radiocor, intanto, il Tesoro sarebbe pronto a rivedere al ribasso le previsioni di crescita per l’anno in corso. Nel prossimo Documento di economia e finanza (Def) che sarà diffuso il 10 aprile la stima del Pil sarà tagliata in linea con le ultime indicazioni di Banca d'Italia, Fmi e Commissione europea a -1%. L’ultimo aggiornamento del ministero dell’Economia prevedeva un calo del Pil dello 0,2% quest’anno.

Se non altro in passato la Penisola ha potuto contare sull’aiuto della Banca centrale europea. L’Italia, infatti, è stato il paese dove la Bce è stata più attiva con il programma di acquisto di titoli di Stato, varato per sostenere i paesi in difficoltà nell’Eurozona a causa del balzo degli spread. A seguito del piano, ora sostituito dall’Omt (Outright monetary transactions), l’istituto aveva in portafoglio al 31 dicembre 2012 titoli di Stato italiani per un valore nominale di 102,8 miliardi, iscritti a libro per 99 miliardi e con una maturità media residua di 4,5 anni. Seconda la Spagna con titoli per 44,3 miliardi (43,7 miliardi il valore contabile e durata di 4,1 anni) e solo terza la Grecia con un totale acquistato da Francoforte di 33,9 miliardi (30,8 miliardi e 3,6 anni).

Gli scandali pesano
In mezzo a questo quadro gli investitori hanno dovuto fare i conti con lo scandalo dei derivati del Monte dei Paschi di Siena e con i sospetti di insider trading (abuso di informazioni privilegate) legati all’allarme profitti lanciato da Saipem. Le due storie, secondo un report dell’Istituto centrale delle banche popolari italiane “hanno provocato una correzione nel trend rialzista. Il mercato italiano rischia di pagare, a causa di queste vicende, un prezzo in termini di credibilità, che potrebbe giustificare per un certo periodo uno sconto delle valutazioni rispetto ad altre piazze europee”. Ma non è solo questo che rende prudenti gli operatori. “Le nostre maggiori preoccupazioni nascono da uno scenario macro globale che non mostra ancora tangibili segni di ripresa”, continua lo studio. “Non è da escludere che sulle attuali valutazioni e stime degli analisti pesi un lungo periodo trascorso tra turbolenze finanziarie, il credit crunch, la rarefazione della liquidità sui circuiti interbancari, i risultati aziendali deludenti (con poche eccezioni) e uno scenario macroeconomico depresso”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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