Berlino rimpatria l’oro

La Bundesbank ha annunciato di voler riportare in Germania 674 tonnallate d’oro da Parigi e New York entro il 2020. Una mossa politica, che potrebbe però avere altri risvolti.

Valerio Baselli 25/02/2013 | 15:55
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La Banca centrale tedesca, la Bundesbank, ha emesso una nota di poche righe per comunicare la decisione di voler rimpatriare, entro il 2020, 674 tonnale d’oro, per un valore di circa 36 miliardi di dollari, da Parigi e da New York. In questo modo, una volta terminata l’operazione, Berlino potrà contare la metà delle sue riserve aurifere totali (pari a 3.400 tonnallate, il secondo stock più grande al mondo dietro a quello statunitense) nei confini nazionali, mentre l’altra metà sarà divisa tra Londra (13%) e New York (37%).

Nonostante il breve comunicato, una mossa del genere non poteva passare inosservata. Gli operatori, infatti, si domandano quali ragioni ci potrebbero essere dietro a una decisione del genere. Forse, con l’unificazione delle due Germanie, la fine della guerra fredda e la nascita dell’euro, sono venute meno le ragioni storiche che hanno portato Berlino a diversificare geograficamente i propri lingotti d’oro. O, forse, c’è qualcosa in più. Che la Germania si prepari a una nuova crisi, magari di grande portata? Se ci fosse un evento estremo ma non impossibile come l’implosione dell’euro o una caduta degli Stati Uniti, l’accesso alle riserve aurifere detenute all’estero diventerebbe molto più complicato. Occorre infatti ricordare che l’oro non è una semplice commodity, ma è un bene che protegge contro eventi indesiderati. È una materia prima che può anche servire come moneta in casi estremi.

Solo una mossa politica?
“L’allora Germania ovest decise di diversificare geograficamente le proprie riserve per ovvie ragioni, l’oro doveva essere più a occidente possibile”, commenta Giuseppe De Luca, docente di Storia economica all’Università degli Studi di Milano. “In più, era una adesione esplicita al sistema occidentale e quindi aveva anche un peso politico”. Oggi, tuttavia, le riserve aurifere hanno perso la loro funzione monetaria. “Dal 1976, quando è finito il gold standard (il sistema aureo, ovvero un sistema monetario nel quale la base monetaria è data da una quantità fissata d’oro ndr), l’oro delle banche centrali ha ben poca influenza sulle valute e sui cambi”, prosegue De Luca. “In questo senso, la decisione della Bundesbank è chiaramente una mossa politica, magari per accontentare alcuni gruppi interni che non vedono di buon occhio che l’oro tedesco sia all’estero. La Bundesbank, come la Banca d’Italia, ha sempre avuto un forte peso politico, ma in questo caso penso che si tratti più che altro di una mossa di facciata, una specie di richiamo alla garanzia e alla stabilità del sistema tedesco, anche perché avere 674 tonnellate in più in casa non fa poi molta differenza”.

“In fondo le banche centrali lo hanno sempre fatto”, afferma il professore. “Sul dollaro c’è scritto In God We Trust (abbiamo fiducia in Dio), sul marco c’era scritto Gott Mit Uns (Dio con noi), anche questi sono modi per aumentare la fiducia dei cittadini nella propria moneta, che in fondo ormai, dopo la fine del sistema aureo, è solo un pezzo di carta, senza alcun valore intrinseco reale. Ecco, anche le riserve d’oro hanno assunto oggi questo scopo, dare credito alla potenza della moneta e dell’economia”.

Le altre ipotesi
“L’oro rimpatriato dalla Germania non è un bel segnale”, commenta Massimo Siano, responsabile per l’Italia di Etf Securities. “È una mossa che a mio modo di vedere rientra nella guerra valutaria in corso tra Europa, Usa e Asia, che potrebbe avere nel peggiore dei casi conseguenze spiacevoli. In quest’ottica, poter contare su importanti riserve auree in casa propria potrebbe essere un vantaggio. D’altra parte”, prosegue Siano, “la situazione europea è molto fragile, più di quello che si potrebbe pensare. Conosco personalmente analisti che in privato dicono quello che non possono dire in pubblico, ovvero che l’euro si sfalderà. Nonostante sia un evento estremo e anche di difficle previsione, Berlino potrebbe aver deciso di mettersi al riparo se questo dovesse davvero succedere”.

“Una cosa è certa, il mercato è reattivo e veloce”, continua Siano. “Se si andrà avanti con delle politiche monetarie così espansive, a stampare moneta e a mantenere i tassi a zero, gli investitori continueranno a comprare oro, le monete ufficiali saranno sempre più svalutate e il lingotto acquisterà sempre più valore. Per questa ragione le banche centrali nazionali ne acquistano così tanto”.

 

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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