I numeri sono sconfortanti sui due lati dell’Atlantico. Secondo il Ministero spagnolo per la casa nella sola provincia di Malaga ci sono 54mila appartamenti in attesa di un proprietario. Il dato rappresenta un’inversione di tendenza preoccupante rispetto al passato. La zona, infatti, è sempre stata gettonata da americani e inglesi che cercavano una casa per le vacanze. A peggiorare la situazione
iberica, dice la European Mortgage Federation c’è il fatto che il 93% dei mutui sottoscritti in Spagna sono a tasso variabile e, quindi dipendenti dagli umori dell’Euribor: nel 2003 era all’1,94%; oggi è al 4,27%.
Per molti economisti, la situazione deve ancora toccare il fondo. Questo succederà quando i prezzi arriveranno a livello del 2003, data in cui era tecnicamente iniziato l’ultimo rally. Ma anche qui, c’è poco da fidarsi. “Il problema con questo tipo di approccio è che ignora la situazione reale del rapporto fra domanda e offerta” dice uno studio firmato da Anthony Sanders, professore di finanza alla Arizona State University. “Se si prendono come punto di rimbalzo i prezzi del 2003 non si considera che, da allora, il mercato immobiliare è profondamente cambiato. La crisi dei crediti, ad esempio, sta convincendo potenziali investitori a stare lontani dal mattone fisico, puntando invece su prodotti legati ai mutui che ora vengono proposti a sconto e con rendimenti promessi, una volta rivenduti, del 15-19%. Ma questo innesca un circolo vizioso. L’eccesso di offerta di case sul mercato continua a deprimere i prezzi. Una vera ripresa ci sarà quando passeranno di moda gli strumenti di carta e si tornerà a spendere per avere solide mura”.
Quando questo succederà, conclude lo studio, bisognerà cercare buoni affari negli Stati Uniti che, dal punto di vista immobiliare, vengono considerati un ottimo investimento di lungo periodo.
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