Fin qui la cronaca, ma come si può leggere questa notizia? In pochi mesi dalla scoperta della frode, il tribunale di New York ha voluto emettere una sentenza esemplare, sei volte maggiore
per durata alle condanne inflitte ai manager di Enron e Worldcom. Nulla di paragonabile a quanto è accaduto in Italia, dove, è vero le truffe ai danni dei risparmiatori sono state finora di minore entità, ma i tempi dei tribunali sono in genere lunghissimi. Ci sono voluti anni, ad esempio, per la condanna di Calisto Tanzi (a dieci anni di carcere) in relazione al crack Parmalat e si potrebbero citare tanti altri casi in cui gli investitori sono stati traditi, anche se in modi differenti. Il più recente è quello degli azionisti e obbligazionisti Alitalia, che fino alla settimana scorsa sono vissuti nell’incertezza del rimborso, per altro non ancora sicuro per chi detiene i titoli all’interno dei fondi comuni.
Il punto però è un altro. La rapidità e la severità della sentenza di condanna, ha dato agli americani la certezza che “chi sbaglia, paga”, senza alcuna attenuante, indipendentemente dal fatto che sia un assassino o uno stimato finanziere. Anche se l’indagine sul caso Madoff non è ancora conclusa e ci vorrà del tempo perché gli investitori siano rimborsati, la condanna al principale artefice della truffa aiuta a restituire un po’ di fiducia nel sistema. Al contrario, in Italia, l’investitore raramente ha questa sensazione, nonostante la quantità di leggi e regolamenti. La conseguenza? Che in un clima di sfiducia sempre meno persone sono disposte ad investire e si crea così un circolo vizioso in cui tutti perdono. Difficilmente, in questa situazione, l’industria degli investimenti potrà gettare solide basi per ripartire.
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