Le cose cambiano poco, se si analizzano i numeri a partire dagli Stati Uniti che, come in ogni altro settore, indicano la via al resto del mercato. E’ vero che il prezzo degli appartamenti nella zona di Manhattan nei tre mesi chiusi a giugno di quest’anno è cresciuto dell’1,7% rispetto allo stesso mese del 2006. Ma si tratta comunque del secondo trimestre in cui si registra un aumento inferiore al 2%. L’andamento della zona più “in” di New York, inolt
re, non riflette quello del resto degli Stati Uniti dove gli acquisti non sono condizionati dai ricchi bonus guadagnati dagli operatori di Wall Street.
Mentre i palazzinari yankee trattengono il fiato in attesa dei risultati di fine anno, gli analisti del mattone iniziano a spostare l’attenzione verso il Giappone. Il più lungo periodo di crescita economica registrato dalla fine della seconda guerra mondiale sta riaccendendo le speranze di quegli operatori che aspettavano una ripresa del mercato immobiliare che dal 1991 ha perso circa la metà del proprio valore.
Secondo i dati del Ministero nipponico del territorio i prezzi dei terreni commerciali a Tokyo, Osaka e Nagoya sono aumentati quasi dell’8% nel 2006. Nello stesso periodo il prezzo delle aree a uso residenziale è cresciuto del 3%. Questa situazione ha spinto gli operatori a cercare nuove opportunità in altre zone.
Più complessa la situazione in Australia dove le case, nella prima parte di quest’anno hanno raggiunto prezzi che non si vedevano da almeno 20 anni diventando anche più difficili da comprare dopo i tre rialzi dei tassi effettuati dalla Banca centrale nel 2006.
Il risultato è stato che le richieste di costruire nuovi appartamenti ad aprile di quest’anno sono scese del 5,6% mentre gli analisti si attendevano una discesa dell’1,4%. Se la tendenza dovesse continuare ci sarebbero guai in vista per un Paese in cui una persona su dieci lavora nel comparto immobiliare e dove la crescita economica dura ininterrottamente da 16 anni.
L’Europa intanto guarda con preoccupazione quello che succede in Inghilterra. Il mercato immobiliare d’Oltremanica, infatti, viene considerato un indicatore per quello che succederà circa un anno e mezzo dopo nel resto del Vecchio continente.
Nel Regno Unito a giugno il prezzo delle case è cresciuto dello 0,3%, il tasso mensile più basso registrato da dicembre 2006. Annualizzato, si tratta di una crescita del 6,4% contro il 6,7% del mese precedente. E secondo alcuni osservatori alla fine dell’anno si potrebbe arrivare al 4%.
Anche in questo caso è la Banca centrale a remare contro il comparto con i suoi cinque aumenti dei tassi da agosto dell’anno scorso (che hanno portato il costo del denaro al 5,75%) e un altro che, secondo quanto lasciato intendere dal Cancelliere dello Scacchiere, potrebbe arrivare entro quest’anno.
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