Risparmi, ripartire dall’ABC

Troppi investitori confondono ancora un’azione con un fondo o pensano che si possa guadagnare molto senza rischiare. L’evoluzione dell’industria e la maggior disponibilità di strumenti di analisi e valutazione dei prodotti non va di pari passo con l’aumento della cultura finanziaria. Prima ancora che consulenza serve formazione.

Sara Silano 31/10/2007 | 14:21
Facebook Twitter LinkedIn
Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto la telefonata di un investitore, il quale chiedeva informazioni su Anima. “L’ho acquistata qualche tempo fa e non si muove”, lamentava. “Ho chiesto all’impiegato della banca e mi ha detto che il motivo è da ricercarsi nel fatto che si tratta di un fondo. Cosa vuol dire? Perché sul sito Morningstar vedo tante ‘Anima’ distinte per aree geografiche?”.

La telefonata, che è solo un esempio delle molte che riceviamo ogni settimana, impone una serie di riflessioni sulla cultura finanziaria in Italia che, nonostante le scottature della bolla tecnologica, i crack Cirio e Parmalat, il default argentino, continua ad essere bassa. Nel caso specifico, l’investitore ha comprato un titolo azionario, forse per sentito dire da qualche amico, senza conoscere la so

cietà. Non solo, allo sportello gli è stata data un’informazione sbagliata: Anima è una società di gestione quotata in Borsa che fa fondi non è un fondo. Le “tante Anima” che il navigatore diceva di vedere sul sito sono il prodotto della sua attività, così come per Bulgari sono i gioielli e per Luxottica gli occhiali.

Domani entrerà in vigore la Mifid, ma l’efficacia della direttiva comunitaria, che disciplina i mercati e i servizi finanziari mettendo al centro la tutela dell’interesse dell’investitore, rischia di essere vanificata se non viene promossa contestualmente la formazione dei risparmiatori. A cosa serve produrre maggior documentazione per il cliente se quest’ultimo non la legge o non la capisce? La normativa europea introduce diversi livelli di servizio al cliente, dalla cosiddetta “execution only”, in cui l’intermediario si limita alla mera esecuzione degli ordini, alla consulenza in cui deve valutare quanto uno strumento è appropriato ed adeguato al profilo di rischio del cliente. Mentre in quest’ultimo caso, il promotore dovrà ottenere dal cliente informazioni sulle conoscenze ed esperienze in materia, nel primo è sollevato da tale obbligo.

Nessun problema se l’investitore è esperto, in caso contrario il rischio è che richieda strumenti sofisticati o esotici attratto dai buoni rendimenti. Mi viene in mente un lettore che ha chiamato perché voleva acquistare un’emissione obbligazionaria in rand sudafricani con una cedola del 10,5% e lamentava che il suo consulente l’aveva messo in guardia sul rischio, solo perché, a suo giudizio, lui non avrebbe avuto alcuna retrocessione sul collocamento di un simile titolo. Per lui, il paragone con l’Argentina, dove molti piccoli risparmiatori hanno perso somme consistenti, non regge. A suo dire, nel caso del Paese latino-americano la colpa è esclusivamente delle banche, non della maggior instabilità delle aree geografiche emergenti rispetto a quelle sviluppate.

Prima ancora che di consulenza, gli investitori italiani hanno bisogno di formazione. Alcuni sforzi in questi anni sono stati compiuti, molto però resta da fare. Troppi risparmiatori non sanno ancora distinguere tra un fondo, un’obbligazione, una polizza e una gestione patrimoniale. Troppi credono che si possa guadagnare molto senza rischiare; troppi sottoscrivono i prodotti senza accertarsi dei costi; troppi buttano via le comunicazioni della propria banca senza leggerle; troppi seguono le mode senza pensare nel lungo periodo. Penso, in quest’ultimo caso, soprattutto alla previdenza complementare e ricordo un lavoratore che ci ha chiesto come fare ad investire il suo Trattamento di fine rapporto (Tfr) in un fondo azionario Cina perché aveva visto che in un anno aveva reso molto più del fondo dei metalmeccanici.

Lo sviluppo dell’industria, che sforna strumenti sempre più complessi, e l’aumento delle informazioni disponibili per valutare rischi e rendimenti non sta andando di pari passo con la crescita della cultura finanziaria, un gap che va colmato a costo di ripartire dall’ABC.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures